Vincitori e perdenti: il movimento 5 stelle
Occorre una precisazione inziale, forte e chiara: non si vince e non si perde ad una singola tornata elettorale ma si vince o si perde nel tempo che intercorre tra un'elezione e un'altra, altrimenti non parliamo di politica ma di altro, di campionati di calcio, basket, rugby o baseball, a piacere.
Detto questo il Movimento 5 stelle non ha vinto alle recenti politiche, così come il Movimento 5 stelle non ha perso alle appena celebrate amministrative.
Le dichiarazioni di Grillo a commento dell'esito del voto amministrativo danno la misura perfetta di quelle che sono le insufficienze politiche del Movimento.
Grillo è antrato a pieno titolo nel novero dei politicanti, analizza per autogiustificarsi senza entrare realmente nel merito della questione.
Il Movimeno 5 stelle non ha perso perché le percentuali ottenute sono basse, le percentuali in se non significano molto, se non vengono inserite in un quadro politico complesso.
L'escamotage del prendersela con un elettorato cieco e becero è offensivo e fuorviante, prima di tutto nei confronti di chi ha votato in un senso o nell'altro, 'grillini'compresi.
Cosa è realmente accaduto in queste elezioni amministrative?
Analizziamo non le percentuali ma il numero di voti ottenuto dai diversi partiti, e vedremo facilmente che il trend di calo dei consensi in termini di numero di voti ottenuti dai singoli partiti è comine a tutti.
Quelli che hanno 'vinto' hanno perso voti, quelli che hanno 'perso' hanno perso voti, tutto il resto è fuffa.
La sconfitta del Movimento 5 stelle non è la percentuale bassa ottenuta, ma il non aver intercettato neanche una minima parte di quei voti in libera uscita da tutti gli altri partiti.
C'erano tutte le condizioni già presenti alle recenti politiche, anzi, i numeri dimostrano come quelle condizioni si siano rafforzate.
Il Movimento 5 stelle ha pagato e paga l'assenza di un progetto politico credibile, ha pagato e paga il suo crogiolarsi per mesi in una presunta diversità, senza mai esser parte attiva del gioco politico, senza mai esser parte propositiva e realmente innovativa.
Scegliendo di caratterizzarsi unicamente ed esclusivamente per le posizioni sui costi della politica, ribadendo dopo una non affermazione elettorale così evidente che la proparia diversità consiste nel non incassare il finanziamento pubblico, senza contrapporre una proposta politica credibile in grado di affronatre i temi del lavoro, del costo della vita, delle pensioni, del potere d'acquisto, il Movimento 5 stelle ha decretato e decreta la propria inconsistenza politica.
Grillo, Casaleggio, o chi per loro, hanno creduto, e sembra continuino a credere, di poter vivere della rendita facile dell'antipolitica, senza mettersi in gioco, senza esser parte attiva della vita reale di questo paese.
Il Movimento 5 stelle ha avuto in mano le redini del gioco durante tutta la fase Bersani, avrebbe potuto imporre un Governo con pochi e chiari punti programmatici di rinnovamento, invece si è attestato su posizioni distruttive valide solo a riaffermare la propria presunta diversità.
Il movimento 5 stelle oggi è nella realtà il vero sostenitore di questo governo delle larghe intese: perché Mr Casaleggio, perché Mr Grillo il Movimento 5 stelle non prende iniziativa politica vera, concreta, reale, attraverso cui scardinare politicamente questo governo?
Perché il Movimento 5 stelle non si fa promotore di poche, precise, nette iniziative politiche, di proposta di legge che sarebbero in grado di mettere in crisi l'attuale estblishment?
1) abolizione reale del finanziamento pubblico dei partiti;
2) conflitto di interessi (e non strumentale, inutile, controproducente ineleggibilità);
3) riforma elettorale;
3) inasprimento e rafforzamento delle norme tese a scoraggiare e rendere antieconomico il lavoro precario;
4) defiscalizzazione del lavoro;
5) riforma del catasto (e solo allora modifica dell'IMU, unica vera patrimoniale applicabile in Italia);
6) incentivi del lavoro giovanile attraverso agevolazioni contributive sullo startup per le nuove imprese e sulla fiscalità delel nuove assunzioni (e non con una facile quanto ignobile improduttiva guerra generazionale);
7) rifroma della giustizia (semplificazione, divisione delle carriere, ammodernamento del sistema, riforma carceraria).
Basterebbe lavorare su queste, e magari altre, ipotesi per mandare all'aria le larghe intese e stanare gli attuali protagonisti costringendoli a essere non 'PDL' o 'PD meno L', ma riformatori o conservatori.
E soprattutto ridarebbe credibilità e fiducia dell'elettorato.
Ma forse per Grillo / Casaleggio è più facile e comodo vivere delle pochezze e disgrazie altrui.