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Due anni dopo, Gaza...

Mi sono riletto, mi quoto e ripropongo in toto le riflessioni sulla vicenda Israele Gaza Palestina di cui scrissi a maggio del 2021 in questo articolo. Considerazioni più che mai attuali.
Potrei aggiungere una riflessione sulla gestione mediatica a partire dalle vittime dichiarate dal Ministero della Sanità di Gaza (alias di Hamas): circa 20.000 morti civili, di cui oltre il 40% bambini. Vittime militari o combattenti dichiarate: 0.

Un qualsiasi osservatore imparziale (e io non lo sono e non millanto di esserlo a differenza di molti tifosi scesi in campo) rimarrebbe quantomeno perplesso di fronte alla proporzione fra i tre numeri.

Israele sta dimostrando un'enorme debolezza probabilmente costituita da un'incapacità reale nel gestire mediaticamente questa guerra: sembra un popolo, una nazione, una classe dirigente rimasti accecati dai circa 1.200 morti dell'incursione del 7 ottobre, sembrano avere ancora negli occhi il filmato della donna incinta sventrata e del feto squarciato a coltellate davanti ai suoi occhi morenti...

E quindi ciò che passa mediaticamente e colpisce al cuore sono le immagini dei bambini che si aggirano tra le macerie, una sovraesposizione di cui si saziano siti e 'luoghi politici' dell'area cosiddetta propal. I bambini fanno sempre audience, i bambini producono sempre empatia, sentimenti di bontà. Aree che farebbero bene ad interrogarsi sulle immagini dei bambini armati di Kalashnikov, sull'uso di quei corpi e di quelle menti ancora acerbe. Quei bambini che andrebbero difesi prima che scoppi una guerra, andrebbero difesi dall'indottrinamento peraltro portato avanti nelle strutture UNHCR oramai da anni completamente in mano ai miliziani palestinesi. Ma prima nessuno vedeva, nessuno interveniva, nessuno faceva paginate di immagini di bambini...
Per non parlare dei bambini 'dimenticati, curdi, siriani, uiguri, tibetani, nigeriani, albini africani.

Il 7 ottobre dalla reti squarciate sono partiti sì i miliziani di Hamas, ma anche gli jihadisti e interi gruppi di civili.
Hamas aveva promesso premi e vantaggi a chiunque avesse riportato ostaggi israeliani, prova ne è la totale mancanza di controllo odierna sulla loro sorte da parte di Hamas.

La composizione dei commandos operativi del 7 ottobre è un macigno immenso sul percorso del cessate il fuoco, inutile nasconderlo.

In quella data Hamas ha superato il limite dei civili utilizzati come scudi umani, ne ha strumentalizzato i comportamenti per renderli parte attiva della sua guerra di distruzione, offrendoli quindi come obiettivi della rappresaglia, dichiarando pubblicamente che la difesa dei civili a Gaza sarebbe stato un problema dell'ONU.

Ed oggi la cessazione delle ostilità non può che passare per la liberazione indiscriminata di tutti gli ostaggi.