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Cambiamento climatico, quale negazionismo...

Breve premessa necessaria: chi scrive non riceve finanziamenti (ahimé!) dalla lobby dell'energia, non milita nei think tank conservatori statunitensi, non è seguace di organi di informazione alternativi di destra, non è complottista. Voglio solo ragionare, confrontarmi, analizzare con la massima autonomia gli elementi di conoscenza che ho a disposizione.
Non è certo mia intenzione negare l'evidenza del cambiamento climatico, fenomeno che incede con sempre maggior evidenza negli ultimi decenni.
Vorrei solo poter riportare quanto effettivamente avviene su scale di comparazione sensate.
Ovvero, se da un lato abbiamo la misura del tempo 'umano', che indiscutibilmente si fonda sulla durata media della vita umana, quella misura che ci porta spesso a confrontare quanto avviene oggi con quanto avveniva 'ai miei tempi', quando eravamo giovani, oppure -osando di più- a quanto avveniva ai tempi dei nostri nonni o dei personaggi storici nostri riferimenti politici (chi Eisenhower, chi Stalin, chi Lenin, chi Einaudi...), dall'altro abbiamo la misura dell'evoluzione di un pianeta, la terra, con una storia che parte da almeno 800 fino ai 600 milioni di anni fa, con le sue sei ere di glaciazione, con le trasformazioni che hanno dato vita nel corso delle ere geologiche ad aree desertiche del pianeta.
La verità incontrovertibile è che -cito- 'Solo negli ultimi 150 anni disponiamo di misure estese, continue ed oggettive tali da fornire una precisa quantificazione dei fenomeni a livello planetario. Relativamente ai periodi più remoti gli elementi considerati per la ricostruzione sono le formazioni geologiche, la distribuzione di suoli desertici e tropicali, dei depositi di carbon fossile, di sale o di minerali diversi, dei depositi glaciali. Per l’ultimo periodo di 160.000 anni sono state tratte informazioni eccellenti dalla carota di ghiaccio della stazione di Vostok attraverso l’analisi dei gas in essa intrappolati. Analoghi indicatori di tipo biologico sono costituiti dalla distribuzione di vegetali fossili sensibili alle variazioni climatiche come palme e mangrovie e di animali come alligatori. Anche la palinologia, ovvero lo studio e l’analisi dei pollini consente di fornire elementi molto utili sull’argomento. Le deduzioni a cui la scienza è giunta portano alla raffigurazione di scenari climatici caratterizzati da ampia variabilità a causa di fenomeni non sempre ben definiti. In sintesi si parla di variazioni nella temperatura del pianeta, rispetto a quella odierna, tra i + 5°C ed i –10°C. Tali oscillazioni hanno determinato, di volta in volta, scenari variabili dalla desertificazione alle ben note glaciazioni.' (Federico Spanna, Università di Torino, http://www.viten.net/files/778/778ee190ec7ae249113e907d60c3a217.pdf)
Attenzione: non è la citazione di un negazionista del cambiamento climatico, è la citazione che ci permette di contestualizzazione con la scala del tempo di vita di un pianeta!
E riguardo ai cambiamenti climatici nel corso dei secoli potrei aggiungere citazioni di variazioni anche consistenti nell’inclinazione dell’asse terrestre, caduta di meteoriti, variazioni nell’orbita della Terra, modificazione delle porzioni di terra emersa, formazione e  spostamento dei continenti...
In breve, vogliamo davvero sovrapporre la linea della vita umana con quella della storia del pianeta?
Ebbene facciamolo, ma poi in tutta onestà ognuno estragga la teorizzazione dell'incidenza dell'attività umana sull'andamento del clima.
L'operazione che dovremmo fare, a mio avviso, è un'altra, ovvero il ridimensionamento drastico della 'potenza' dell'uomo.
Dobbiamo attaccare il senso di onnipotenza che ci ha portato a costruire città sui letti dei fiumi, a racchiudere i corsi d'acqua in alvei sotterranei perché tanto basta fare la manutenzione (e non mi dilungo su qualche altro difettuccio umano che porta a non svolgere neppure i semplici compiti difensivi che ci si è prefissi...).
Dobbiamo smettere di credere che l'uomo domina o quantomeno controlla la natura, che l'uomo sia un essere superiore.
Il corso della storia del pianeta terra (senza voler andare ad analizzare universi, galassie ed orizzonti infiniti che pur avrebbero dignità di comparazione) ha una sua dinamica, e tutto sommato per dirla franca, se ne fotte di noi omini, ometti e omuncoli (intesi come genere umano  e non come genere di sesso, sia beninteso!).
Quindi possiamo proseguire nella nostra misera storia?
No, appunto, impariamo a rispettare davvero la natura, il mondo animale e vegetale.
Impariamo a non credere di tutto potere e tutto controllare.
Le attuali semplici operazioni di Greenwashing servono solo a lavarsi la coscienza. Ai miei tempi avrei detto che l'auto elettrica, il fotovoltaico a tutti i costi, l'eolico sconsiderato etc sono semplicemente la riconversione del capitale.
Ma oggi non temo più solo il capitale ma soprattutto l'uomo in quanto essere umano.
Possiamo porre rimedio all'ingordigia dei secoli passati, ma lo possiamo fare non credendo di dominare ancora una volta o di riconvertire la natura a più miti comportamenti: rafforziamo piuttosto le difese, prepariamoci ad affrontare eventuali probabilissime degenerazioni climatiche, interveniamo laddove abbiamo creduto di essere superiori, in un concetto semplice, basta piangersi addosso e maledire l'uno o l'altro, impariamo a difenderci.
E ricordiamoci, il problema non sono solo le nostre alluvioni o viceversa la scarsità di precipitazioni, c'è un equilibrio del mondo che sta andando in pezzi, le migrazioni non sono certo dovute alla fantasia di qualcuno che dice 'vado dove c'è il bengodi': è un caso che la prima evidenza sicura di una migrazione  risalga a 1,7 milioni di anni fa, il Nilo cessò di scorrere completamente 1,8-0,8 milioni d'anni fa (e la Fiat non esisteva ancora...).
Vale la pena riprendere da Wikipedia una piccola storia di migrazioni spesso legate e fenomeni di cambiamento climatico:
    * forse 70-75 000 anni fa (comunque in epoca da precisare) dalla parte orientale dell'Africa del Nord parte un'espansione che segue la costa meridionale dell'Asia, fino all'India ed al Sud Est asiatico.
    * dal SudEst asiatico partono due rami: uno verso Nord, in Cina (67 000 anni fa), Vietnam sempre solo sulla costa.
    * l'altro ramo si dirige a Sud fino alla Nuova Guinea e all'Australia (60 000-55 000 anni fa).
    * navigano lungo la costa Est dell'Asia verso Nord,
    * tra 50-30 000 anni fa si ha il primo passaggio della Beringia (non si sa se per via di terra o per navigazione in quanto la Beringia è rimasta emersa solo tra 25 e 10 000 anni fa). Inizia quindi il popolamento delle Americhe.
    * inizia il popolamento dell'Asia centrale.
    * 45-40 000 anni fa, ha inizio il popolamento del Medio Oriente a partire dall'Asia del Sud e dall'Africa nordorientale.
    * verso 40 000 anni fa ha inizio il popolamento dell'Europa dal Sud Est (Medioriente) e dall'Est (Asia).[20].
    * 25-10 000 anni fa ulteriore popolamento dell'Africa a Nord dell'Equatore
    * il Nord del Medio Oriente viene occupato da una popolazione in partenza dalla Turchia e successivamente dalla regione kurgan, ambedue parlanti lingue indoeuropee e ambedue dirette in Europa.

    * l'ultima grande espansione è quella delle lingue altaiche che, cominciata 2300 anni fa, continua fin quasi ai nostri giorni, sostituendo le lingue indoeuropee che erano parlate precedentemente in Asia centrale e in Turchia.


Ora che -confusamente, nel mio piccolo- ho detto la mia (ma ci tengo a sottolineare che non tutto il mondo scientifico aderisce al main stream dell'umo causa del cambiamento climatico), devo definirmi negazionista?

Fate voi, io mi considero un disadattato politico dunque ben poco me ne frega!