Di Maio, ultimo regalo
La mossa del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, letta da molti come il colpo di grazia al Movimento 5 stelle, è in realtà un'operazione di puro potere immediato per tanti, di salvataggio del futuro 'posto di lavoro' per alcuni ma soprattutto di rilegittimazione del fanatismo pentastellato per i restanti.
Fatto salvo il 'prolungamento' dello stipendio per una pletora di miracolati che oggi siedono in Parlamento, alla prossima scadenza elettorale è facile prevedere che alcuni presunti leader entreranno a far parte del cosiddetto campo largo (magari direttamente come 'esterni' in lista Pd), riscuotendo così la paghetta virtuale della scissione mentre la maggioranza concluderà il suo ciclo di gloria politica o rientrando nel mondo dei sommersi o riciclandosi nella piccola burocrazia di partito (qualunque sia l'organizzazione politica che voglia scommettere sulla loro notorietà assorbendoli nella propria struttura).
In realtà la massa di manovra servita a rendere la fuoriuscita sostanziosa in termini di numeri, e quindi importante e significativa per la stabilità del Governo Draghi, si è suicidata nel disperato tentativo di ritagliarsi un futuro da protagonista.
Di quelli 'insieme per il futuro', rimarrà poco, probabilmente Di Maio della Farnesina sarà uno dei prossimi potenziali segretari del Pd, ma elettoralmente varranno meno di niente.
Perché ultimo regalo?
Forse, e dico forse, la possibilità di 'diversificare' il nemico, aggiungendo agli odiati soliti noti anche i traditori interni è la risorsa per mantenere viva la propria ragione sociale. Senza alcuna fatica o necessità di artificio dialettico, perché Di Maio e il suo manipolo di disperati è realmente la carne di un tradimento pieno, totale.
Lo stesso Letta, pur sempre piegato alla logica del campo largo, ha faticato a districarsi nell'impossibile operazione di tenere insieme questi frammenti a 5 stelle!
E' talmente evidente l'assenza di un percorso politico dei fuoriusciti che nessuno sulla scena politica interna va oltre l'apprezzamento strumentale per l'effetto di stabilità immediato...
I pentastellati hanno riprodotto al loro interno l'odiato nemico, il ceto politico abbarbicato al potere, la scatoletta di tonno da aprire! Un involontario processo di autoalimentazione, davvero impossibile da pronosticare qualche anno fa.
La scommessa della loro sopravvivenza sarà riuscire a prolungare questo momento magico per aizzare le folle populiste e giustizialiste (a fin di bene, ovviamente!) a riproporre le forze sane dell'uno vale uno, del limite di mandato e delle amenità di contorno di volta in volta proposte dall'ex comico Grillo e artefatte dall'avvocato del popolo Conte.
Ed è la loro ultima possibilità di sopravvivenza politica, un regalo esito collaterale della spregiudicatezza di un leaderino dell'opportunismo politico.