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Donne in guerra

'Non vogliamo essere eroi o martiri
non potrete dire che non sapevate
perché sapevate e potevate agire.'
Olena Kushnir
sergente maggiore e medico della Guardia nazionale ucraina, morta il giorno di Pasqua combattendo a Mariupol.
 
Dopo aver perso il marito nei primi giorni di occupazione russa, aveva messo in salvo il figlio piccolo attraverso un corridoio umanitario di Mariupol. Ed era rimasta a combattere nella sua città, con un altro centinaio di donne, contro l'orco russo che radeva al suolo la città.
Nel suo ultimo video chiedeva l'opportunità di portare medicine alla popolazione, allontanare i tanti feriti e permettere una degna sepoltura ai morti.
Ha fatto il medico, ha combattuto fino alla fine, insegnando coerenza e dignità.
Lasciando un messaggio che non può non rimbombare nelle nostre coscienze: sapevamo e potevamo agire.
La resistenza ucraina, come tutte le resistenze, è innervata dal coraggio e dalla forza delle donne, non è retorica, è realtà.
L'8 marzo, nella Giornata Internazionale dei diritti della donna, le combattenti ucraine in un messaggio video pieno di forza e di rabbia affermavano 'Siamo le donne dell'Ucraina. Abbiamo benedetto i nostri uomini per proteggere la nostra terra. Abbiamo messo in salvo i nostri bambini. Ci uniamo agli uomini e all'esercito ucraino. Distruggeremo il nemico su ogni centimetro di terra ucraina. In ogni città, in ogni villaggio, in ogni foresta ed in ogni campo'.

L'immonda aggressione di Putin ha portato alla ribalta anche altre donne, giornaliste, inviate di guerra, reporter.
Senza nulla togliere ai tanti corrispondenti, siamo rimasti tutti colpiti dalla capacità e dall'empatia dimostrata da Francesca Mannocchi (La7, La Stampa, l’Espresso) nel suo raccontare la guerra nella vita di tutti i giorni.
E forse anche un po' stupiti dalla folta presenza femminile sul campo, Elena Testi Paola Mascioli Luciana Coluccello (La7), Stefania Battistini (Rai), Cecilia Sala (Il Foglio), Annalisa Camilli (Internazionale), Marta Serafini (Corriere della sera), Azzurra Meringolo (Radio Rai), Maria Grazia Fiorani (Tg3), Gabriella Simoni (Tg5), Francesca Paci (La Stampa).
Ognuna con le sue sensibilità e le sue peculiarità, ognuna presenza fisica in un complesso teatro di guerra.
Come sono lontani i tempi di famose inviate chiuse in albergo che raccontavano di attacchi e bombardamenti che non c'erano...

E non solo, donne capi di governo, ministri, premier: Magdalena Andersson premier della Svezia, Kaja Kallas premier dell'Estonia, Sanna Marin premier finandese, tutti paesi in cui 'i bimbi chiedono alle mamme se anche un uomo può fare il premier', persino la piccola Moldavia ha un presidente donna Maia Sandu. E tante altre figure politiche di primo piano.
Tutti paesi che contro ogni loro volontà si sono trovati in questi giorni a dover affrontare situazioni estremamente pericolose e delicate, tutti paesi che hanno dimostrato la capacità e il valore delle donne al governo.
Intendiamoci, non voglio affermare che si debba eleggere un premier perché donna, ma ognuna delle donne precedentemente citate è leader perché capace di dimostrare il suo valore in quello che fa.
Sia nel combattere per la libertà sia nel governare un paese.
Il mio vuol essere solo un omaggio e un riconoscimento, non può essere di più.