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'Io racconto le atrocità subite, ma nessuno mi crede'

La frase di Primo Levi è la fotografia di quanto sta accadendo in queste ore.

I negazionisti, di qualsiasi epoca e su qualsivoglia tema sono spesso semplicemente dei pavidi che negano per non dover guardare in faccia una realtà di fronte a cui crollerebbero, ideologicamente o emotivamente che sia.

Il rumore  delle unghie sui vetri mentre tentano di arrampicarsi sugli specchi per non prendere atto degli avvenimenti non è altro che il pianto della ragione.
I social non c'entrano nulla, in realtà è solo il più antico meccanismo secondo cui a me non può accadere, orrore, malattia, sopruso non possono lambire la mia vita. E le mie idee non potranno mai produrre degenerazione, semmai è il degenerato di turno che le ha tradite e non appartiene più alla mia bandiera che rimane intonsa..
Fa male guardare il dolore altrui, fa ancor più male esser consapevoli che occorrerebbe una quota di grande sacrificio del proprio benessere per esser di effettivo aiuto all'altro.
E' meno complicato esercitare carità, provare pena, evidenziare i presunti errori delle reali vittime, auspicare la pace, dubitare, nascondersi.

E' vero, la guerra è sempre esercizio di crudeltà e produce vittime tra i civili, i bambini li uccidono i russi e gli amerikani, i palestinesi e gli israeliani, i serbi e i croati, i musulmani gli ebrei e i cristiani, tutto verissimo ma se non capiamo la differenza tra gli episodi dovuti alla follia, all'errore, alla malafede, alla crudeltà del singolo attore e la strategia pianificata -peraltro già attuata in diversi teatri di guerra, dalla Siria alla Cecenia- di attacco alla popolazione civile studiata e deliberatamente decisa a tavolino (dalla stessa persona che ha mandato i suoi soldati a scavare trincee nei terreni radioattivi di Cernobyl), perdiamo anche quel briciolo di umanità che la guerra stessa ci dovrebbe lasciare.

Non è vero che la storia si ripete, altrimenti sarebbe possibile prevenire e anticipare le atrocità.
Questa è la cultura occidentale contemporanea, inutile nasconderlo. Il capitalismo sembrerebbe aver prodotto più danni tra coloro che lo hanno combattuto che tra gli stessi capitalisti!
Oggi occorrerebbe il coraggio di servirsi della propria intelligenza per rinunciare al benessere immediato in nome della costruzione di un futuro. Altro che problema del gas, del PIL e del riscaldamento domestico...

Quanto sta accadendo in Ucraina non è solo un'offesa alla coscienza, è anche la semina di quanto accadrà dal giorno dopo la fine dell'aggressione russa, qualunque ne sia il suo esito.
Putin, mentre distrugge il presente degli ucraini, ipoteca il futuro del mondo.
Stupri, fucilazioni, distruzione, persecuzione, bombardamenti di ospedali, scuole, depositi di cibo e acqua producono nella popolazione sopravvissuta un odio che rimarrà radicato quantomeno per un'intera generazione.
Io, nel mio piccolo, figlio di un ebreo deportato, ho -contro ogni mio idealismo- odiato i tedeschi fino a pochi anni fa: non potevo farci niente, era un odio derivante da un vissuto, a nulla poteva la mia razionalità ideale, faceva parte di me.
Posso solo immaginare cosa accadrà ai sopravvissuti ucraini. E quanto questo odio produrrà vendetta, terrorismo, morte nei prossimi anni.

Non ci sarà pace sufficiente e capace di arginare il naturale sentimento umano.

Per concludere un piccolo accenno ad un ulteriore probabile fronte futuro.

Israele. A nessuno sarà sfuggito l'equilibrismo verbale delle dichiarazioni di condanna di quanto accaduto a Bucha del premier israeliano Naftali Bennett. Severa condanna che non cita mai esplicitamente i russi. Quasi come Berlusconi -e non solo- che non riesce a pronunciare il nome Putin!
C'è una ragione profonda in questo: Israele è l'unica nazione al mondo che per sopravvivere ha bisogno dell'appoggio esplicito dell'Occidente e della Russia.
Se viene a mancare uno dei due sostegni inevitabilmente si rompe l'intero equilibrio del Medio oriente.
E un'escalation in quel quadrante significa obtorto collo un'escalation nucleare.
Un particolare che sembra sfuggire a molti, una conseguenza dell'invasione russa cui potremmo dover far fronte in un futuro non troppo lontano.