La retorica delle scuole aperte
Il governo Draghi ha fatto delle scuole aperte a tutti i costi una delle bandiere identitarie più nette, un punto su cui convergono tutti gli allegri partecipanti alla maggioranza.
I sostenitori dell'apertura senza se e senza ma si dividono sostanzialmente in due categorie:
gli 'economisti' o fautori del Pil, e i/le bimbi/e di Draghi.
Gli economisti a loro volta si dividono in quelli che ritengono la scuola mera officina di assemblaggio della manodopera futura e quelli che individuano come ruolo principale della scuola il babysitteraggio e il contenimento dell'irruenza adolescenziale.
Ieri sera, alla trasmissione tv Presa diretta, l'esordio di Tito Boeri sulla vicenda apertura scuole è stato estremamente chiaro: chiudere le scuole secondo l'ex Presidente dell'INPS significa condannare una generazione a un futuro di salario minore.
Perfetto! Lo studente è prima di tutto il lavoratore del futuro, la scuola serve a rendere qualificato il lavoro dell'individuo, levatevi dalla testa tutte quelle sciocchezze sul significato della cultura, sul potere che deriva dal conoscere, sul valore sociale, sul valore delle relazioni, della vita in comune, delle relazioni di cooperazione, delle regole condivise e degli apprendimenti.
Ragazze, ragazzi dovete studiate per il salario, il resto sono menate intellettualistiche delle generazioni andate.
Sostanzialmente sulla stessa scia troviamo il 'pensiero' (termine davvero forzato in questo caso) di coloro che affermano la necessità della scuola aperta altrimenti i genitori non possono andare a lavorare.
Sempre e solo di PIL si tratta, produrre produrre produrre, costi quel che costi.
Precisato che per me è difficile trovare un punto di incontro con questa corrente di pensiero, parliamo della seconda categoria appena accennata in principio.
Sono molto amareggiato dal constatare come sempre maggiori aree di soggetti solitamente indipendenti e capaci di esercitare critica siano via via più appiattiti nella difesa dei provvedimenti dell'attuale governo di unità nazionale. Dalle #bimbediConte ad analogo fenomeno opposto... mah!
La nuova parola d'ordine per costoro è la convivenza ordinata con il Covid. Con in sottofondo il mantra 'non si può danneggiare troppo l'economia' assistiamo attoniti al passaggio indolore di slogan dai Novax ai governisti. I decessi conteggiati come Covid ma di persone affette da altre patologie è stato solo l'anno scorso il cavallo di battaglia dei #Novax nel contestare la quantificazione delle conseguenze della pandemia: oggi sta velocemente diventando il cavallo di battaglia dei vaccinisti...
Per costoro la scuola va mantenuta aperta sempre in quanto non è luogo di moltiplicazione della diffusione del contagio.
Analisi che si basa su due presupposti errati: la fascia d'età colpita dal virus si è rapidissimamente modificata, oggi i giovani e i giovanissimi sono diventati bersagli privilegiati del contagio, e secondo alcuni pareri medici, le conseguenze permangono nell'organismo dei bambini.
Assai poco stupisce la refrattarietà dei genitori al far vaccinare i propri figli. L'indecente aspetto 'comunicativo' del Ministero della Salute, oramai perdurante da due anni, non può che produrre danni a lungo termine. Se i dubbi sulle conseguenze a lungo termine di questi cicli vaccino ravvicinatissimi possono essere 'digeriti' da chi è già avanti nell'età, assai più complicato è decidere per altri, per i propri figli in particolare.
Il secondo presupposto errato, che fa sospettare malafede o cieco settarismo, riguarda l'implicita considerazione che nel corso di questi due anni il settore scuola sia stato messo in sicurezza.
Invece sono passati due anni nei quali sono stati spesi centinaia e centinaia di milioni e siamo ancora qui a parlare delle stesse cose.
E l'appello dei dirigenti scolastici, forse la più imponente protesta spontanea della dirigenza scolastica degli ultimi decenni, qualcosa dovrebbe far pensare.
La Dad e la Did (didattica a distanza e didattica digitale integrata) sono cadute addosso a insegnanti didatticamente del tutto impreparati, in strutture non adeguate e senza mezzi tecnici adeguati.
Già due anni fa, in epoca prepandemia, era un vulnus imperdonabile, in contesto pandemico rende ogni discorso pretestuoso.
Sono stati buttati via due anni, due anni che si sono aggiunti ai precedenti decenni (qualcuno ricorda ancora le varie riforme succedutesi, dalla Gelmini alla Buona scuola?), anni buttati nel cesso, mi si scusi il francesismo!
Ammesso e non concesso che gli insegnanti siano formati e preparati per la didattica a distanza, i moderni difensori della scuola e della continuità delle funzioni pubbliche sanno quali dotazioni informatiche hanno le scuole italiane? O si riempiono la bocca delle LIM senza sapere che mediatamente ogni scuola forse ne ha una.
E non parliamo dei fan dell'Invalsi, test che fotografano senza differenziazione lo stato formativo di chi proviene dai Quartieri spagnoli o dallo Zen e studenti della Balduina o della Crocetta.
Sempre a Presa diretta ieri sera un servizio evidenziava come in Veneto aver realizzato un impianto che purifica l’aria in classe abbia portato zero contagi nella scuola. Per non perdere la caratteristica di informazione di parte, il conduttore Riccardo Iacona si è dimenticato di ricordare gli investimenti e l’esempio delle Marche, in classe da settembre con la ventilazione meccanica.
'La Vmc è efficace come dimostra uno studio recente condotto dall’Università di Cassino. In un’aula di 50 mq con 25 allievi presenti si è stimato che un’insegnante infetta facendo lezione per due ore trasmette il virus in condizioni normali ad almeno 12 allievi, la metà della classe. Con l’apertura delle finestre, la contagiosità scende a 4 allievi. Ma con un sistema di ventilazione meccanica controllata si passa a 0,4. Praticamente si annulla il problema. Certo, non significa che in pandemia si possa eliminare l’uso della mascherina. Ma di certo le condizioni di sicurezza aumentano', professor Marcello D’Errico, docente di Igiene generale e applicata presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Sanità Pubblica dell’Università Politecnica delle Marche.
Già ma le Marche sono governate da Fratelli d'Italia.
Piccola nota a margine: questo modo di far giornalismo è il miglior modo per rafforzare la posizione della Meloni, complimenti vivissimi.
Perché realtà locali o piccole regioni sono riuscite ad intervenire laddove lo Stato centrale ha ignorato situazioni e problematiche? Perché il nodo dei trasporti e quello della sicurezza sanitaria sono rimasti inaffrontati?
Tessere le lodi del governo Draghi sulla fermezza nel voler tenere aperte le scuole dimenticando l'immobilismo precedente non rende credibile nessuna posizione politica.
Se dobbiamo tenere aperte le scuole solo per formare i salariati del futuro costi quel che costi, beh chiudiamole subito, indipendentemente dalla pandemia, magari stando a casa ci sarà ancora qualche famiglia che li educa alla lettura.
E per favore, basta con questa banalità del 'tanto i bambini non votano', una persona intelligente non può fornire queste argomentazioni suvvia.
Foto di sferrario1968