Cose della vita | news.php?n=238 | Politica e cucina
Icon - Roma

Un piano perfetto

Era già tutto previsto, sembrava di aver escogitato le mosse giuste che avrebbero sconfitto la pandemia di Covid e portato l'umanità (occidentale) al nuovo sole dell'avvenire.
Era necessario accelerare la ricerca sull'antidoto medico, il vaccino, ed essere pronti a eventualmente sigillare le frontiere laddove qualche spiffero di malattia si fosse irriguardosamente presentato al nostro cospetto.
I più ottimisti ipotizzavano per il paese l'effetto gregge a partire del raggiungimento della soglia del 50% della popolazione vaccinata (o in altre nazioni analogo obiettivo attraverso la diffusione di massa del virus e la conseguente autoimmunizzazione).
L'estrema velocità con cui la ricerca ha raggiunto la produzione di un vaccino ha rafforzato l'idea che il superamento di questa emergenza fosse davvero prossimo.
Certo, qualche costo era in conto, effetti 'indesiderati' e danni 'secondari' hanno costellato il percorso vaccinale, ma ben sappiamo come tutti i progressi dell'umanità siano stati caratterizzati da lievi danni collaterali...
La realizzazione di questo piano strategico avrebbe (anzi, diciamo ha) sollevato il/i governi dal dover investire in misure a lungo termine, dal riprogettare il vivere un nuovo macrociclo di centinaia o migliaia di anni.
Nessuno ha quindi avanzato proposte di revisione globale del concetto di sanità pubblica, di riorganizzazione dei punti di soccorso e ospedalizzazione e di adeguamento della capacità ricettiva delle terapie intensive.
Nessuno ha pensato di dover aggiornare le strutture pubbliche a nuovi standard di difesa attiva dalla circolazione del virus, dotando ad esempio le scuole -ma anche le sedi della Pubblica Amministrazione, il trasporto urbano etc- di impianti di ventilazione meccanica controllata e adeguati filtri di sanificazione.
Nessuno ha ragionato seriamente su una nuova strutturazione della vita sociale e lavorativa fatta di turnazioni e rotazioni, di spalmare gli orari di ognuno in diverse fasce orarie, di organizzare il telelavoro in forma stabile: si sarebbe trattato di rivedere completamente l'organizzazione del lavoro, dello studio, della vita sociale, una vera rivoluzione radicale del senso di comunità che avrebbe necessariamente portato anche a rivedere molti degli 'equilibri' sociali ora sedimentati e apparentemente intoccabili nella loro mescola di interessi e piccoli privilegi.
È stato molto più facile immaginare che ancora una volta la potenza dell'uomo avrebbe sconfitto e piegato la natura.
Solo l'impresa del trasporto privato, costretta dalla necessità di sopravvivenza, ha in parte investito in interventi strutturali dotando i propri mezzi di sistemi di filtraggio e ricondizionamento in grado di permettere loro la permanenza 'su strada' a pieno regime. Compagnie aeree, compagnie di trasporto ferroviario, il privato da anello debole a dimostrazione del si può fare.

Poco alla volta il piano perfetto si è sgretolato, i vaccini si sono dimostrati sì un'arma efficace nel contenere gli effetti letali del virus, ma del tutto insufficienti a sconfiggerne la diffusione.
D'altro canto la pretesa di alzare barriere e chiudere confini per impedire il dilagare di varianti e nuove versioni è stata un enorme buco nell'acqua, Omicron ne è dimostrazione indiscutibile. Il tempo necessario a sequenziare la variante è stato sufficiente alla stessa per diffondersi ovunque sul pianeta.
Sembra esser sfuggito il significato etimologico di pandemia, dal greco pandemía ‘di tutto il popolo’, tralasciando quindi la necessità e l'urgenza di operare strutturalmente e soprattutto a livello mondiale.
E siamo arrivati ad oggi, con un governo (dei migliori perché peggio di quelli di prima non è umanamente possibile immaginare) che insegue sempre più improbabili traguardi di contenimento mentre deve mediare tra le diverse anime interne.
Obblighi vaccinali camuffati, provvedimenti sempre meno 'scientifici', piccole e grandi bugie, omissioni e -come sempre- tante inutili, contrastanti e inconcludenti parole. tante provvedimenti tutti tesi ad introdurre un surrettizio obbligo vaccinale, comprimendo man mano gli spazi sociali. È veramente imbarazzante come certe prese di posizione e decisioni sembrino esclusivamente volte a 'forzare' la scelta vaccinale, non ultima la vicenda riapertura della scuola.
Ero e sono a favore dell'obbligo vaccinale, ma nel momento in cui parlo di obbligo pretendo la massima chiarezza da parte di chi lo impone, ovvero lo Stato, a partire dalla desecretazione dei contratti di acquisto dei vaccini, alla diffusione pubblica dei dati disaggregati sulla pandemia, all'abolizione delle misure di facciata quali i vari generi di green pass.
Ben conscio che la supposta neutralità della scienza è un mito irraggiungibile: la ricerca va nella direzione in cui viene finanziata e quindi in qualche modo guidata, non si scappa.
E, last but not least, esiste il dovere dello Stato di rispettare la libertà di scelta della metodologia di cura, quindi anche quella di chi decide di non vaccinarsi in quanto non fa uso della medicina tradizionale, per motivazione etica, morale, religiosa o personale poco importa. Lo Stato è la comunità e ha come fondamento la necessità di tutela delle diversità e delle minoranze.
Al contrario la politica odierna è solo ricerca di un capro espiatorio, ora il novax, promuovendo l'esacerbazione dello scontro: una politica -nonpolitica in realtà- non utile a nessuno, non foriera di soluzioni intelligenti ed efficaci.
Assistiamo a improvvide dichiarazioni pubbliche di capi di Stato come quella di  Macron  'voglio farli arrabbiare. Irresponsabili, non sono più dei cittadini... mettiamo pressione sui non vaccinati limitando per loro, per quanto possibile, l’accesso alla vita sociale' che creando solo nuovi reietti danno motivazioni in più a chi usa questa triste vicenda in ottica populistica.
Lo stesso nostro Presidente della Repubblica Mattarella, pur essendo l'Istituzione che dovrebbe rappresentare l'interezza della popolazione italiana, nel suo discorso di fine anno dimentica di dire una parola di conciliazione, confronto ed accoglienza rispetto ad una minoranza.
Convincere, vincere con...
La verità è che siamo nel pieno della lotta per la vita: per la maggioranza la vita è rappresentata dal vaccino, mentre altri -legittimamente dal punto di vista delle loro scelte- temono che la loro vita possa essere messa in pericolo da un medicinale. Ahimè non ha nessun senso appiattire tutto banalmente su chi blatera di nuovo ordine mondiale, di 5g e amenità similari.
Occorre trovare un punto di equilibrio nel ragionare insieme, non è possibile che Djokovic qualche mese fa fosse un eroe per le sue donazioni milionarie agli ospedali di Treviglio-Caravaggio e Romano di Lombardia ed oggi sia improvvisamente bersaglio d'odio per la sua volontà di non vaccinarsi.
Sottraiamoci alla spirale dei gesti derivanti dal panico al più presto, riconquistiamo innanzitutto la libertà intima del saper discutere e confrontarsi. Senza non c'è futuro.
Il recente intervento del virologo Crisanti sul simil obbligo vaccinale a proposito dei frutti della paura è estremamente significativo in questo senso:
“C’è anche un problema di carattere giuridico perché lo si fa per impedire la malattia, ma non per limitare la trasmissione questo diventa un obbligo terapeutico, è una novità assoluta nella sanità pubblica. Mi sembra solo frutto del panico. Tra l’altro lo si impone a tutti, anche a persone che magari non ne avrebbero bisogno. È una autentica follia”.

In questo momento storico esiste un aspetto altrettanto importante da sottolineare.
Il Parlamento gli ultimissimi giorni dell'anno ha votato la Finanziaria senza avere il tempo e lo spazio per discuterne ed eventualmente emendarla, svolgendo un ruolo di mera burocratica approvazione.
La legge di bilancio è sempre lo strumento principale nel definire le linee di intervento dello Stato, in fase di PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) lo è ancor di più.

Quest'anno si è trattato di un provvedimento 'doppio', che da un lato ha distribuito bonus e prebende disperdendo inutilmente soldi pubblici, in indiscutibile continuità con i precedenti governi Conte (primo a irrorare bonus a pioggia in logica del tutto clientelare), mentre dall'altro ha incanalato i veri fondi per quella che sarà la ristrutturazione economica del sistema attraverso lo strumento che i babbei amano credere sia transizione digitale ed ecologica.
Tutto senza un reale passaggio parlamentare di verifica e confronto.


Termino con una triste riflessione personale.
Se fossi una persona coraggiosa rifiuterei questi vaccini, peraltro frutto di diffusa sperimentazione sugli animali, pratica da me non accettata, ma purtroppo nella lotta per la vita anche io esercito la mia viltà.


Foto di pics_pd da Pixnio