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DPCM, ed è subito pateracchio

Dopo lo stillicidio di anticipazioni sull'ennesimo tardivo DPCM contenete misure per contrastare l'epidemia di Covid-19 prossimo venturo durato alcuni giorni, ieri sera abbiamo finalmente avuto notizia dell'esito delle trattative.
Sì, perché è chiaro che non si tratta di un provvedimento a tutela della salute dei cittadini emesso sulla base di dati scientifici e successive scelte politiche.
I dati alla base sono tutto fuorché scientifici, o meglio, sono dati scientifici ammassati in un insieme incongruo e disomogeneo -che come tale, appunto, perde qualsiasi carattere di scientificità- e definire scelte politiche il risultato del mercato delle vacche è quantomeno offensivo.
Il parto del pateracchio è stato talmente travagliato da indurre cicciolino cicisbeo Conte a posticipare l'entrata in vigore delle misure di 24 ore(le disposizioni del Dpcm si applicano dal 6 novembre al 3 dicembre 2020.), messo all'angolo dalle legittime proteste di chi avrebbe voluto sapere cosa poteva e doveva fare la mattina dopo, magari prima di andare a dormire. Per non parlare degli esercenti a rischio chiusura da giorni non in grado di effettuare ordinativi e rifornimenti per le proprie attività: immaginate un ristoratore che doveva decidere se ordinare alimenti da cucinare rischiando di vederseli marcire in un locale chiuso o non ordinarli e vedere un locale aperto impossibilitato a offrire cibo ai propri clienti, o un preside che doveva informare i genitori sull'eventuale chiusura della scuola almeno qualche ora prima dell'entrata degli alunni... insomma il caos, uno Stato che tratta le persone non da cittadini ma da sudditi. E non si risponda che siamo in emergenza, così fosse avrebbero potuto e dovuto decidere in un lasso di tempo brevissimo e procedere con l'applicazione di misure immediate.
Il male minore scelto da lorsignori per questa seconda ondata sarà quindi il prevedibile esodo nella giornata odierna dalle zone rosse a quelle con meno misure restrittive.
Detto questo il provvedimento del Presidente del Consiglio istituisce un regime di chiusure differenziate a seconda della fascia di rischio contagio alla quale appartiene ogni regione.
Definita la cornice nazionale di restrizioni e lockdown più o meno serrati, per ogni fascia, saranno i criteri «scientifici e oggettivi» validati dall’Istituto superiore di Sanità a fare da guida nell’adozione caso per caso delle azioni di contenimento dell’epidemia.
Ogni Regione è quindi classificata in uno dei tre scenari (rosso, arancione e gialla), classificazione  decisa dal ministero della Salute con ordinanze sulla base dei 21 parametri di riferimento.
Tra parentesi, ma non troppo, la prima ordinanza di classificazione emessa ieri da Speranza si basa su vecchi dati del monitoraggio dell’Iss, quelli dello scorso 25 ottobre.
Conte ha anche affermato di avere chiesto al'Iss di condividere i dati del monitoraggio e che siano accessibili alla comunità scientifica e a tutti i cittadini.
Ma fino ad ora si è ben guardato dall'emanare un provvedimento nazionale che imponga alle Regioni criteri omogenei di raccolta e per garantire la pubblicazione dei dati disaggregati e in formato aperto!
Ad esempio oggi sappiamo di quante unità si siano incrementati i ricoveri nelle terapie intensive, ma non quanti nuovi ricoveri in terapia intensiva avvengano ogni giorno. In breve, se ieri sono decedute 353 persone ed è stato comunicato un + 57 ricoveri in terapia intensiva, senza disaggregare i dati non sapremo mai quante persone siano decedute in una TI, dunque ieri potremmo aver avuto un numero totale di nuovi ricoveri in TI da un massimo di 410 (se tutti i 353 fossero moriti in TI) a un minimo di 57 (se tutti i 353 fossero morti a casa o in altri reparti ospedalieri). Una forbice decisamente importante per valutare l'andamento dell'epidemia!
E prende corpo il sospetto di Andrea Crisanti: 'Le regioni potrebbero truccare i dati per evitare il lockdown'. Anzi, a voler fare l'avvocato del diavolo, eventuali governatori sceriffi potrebbero al contrario 'spingere' sui dati per far prendere al Governo le decisioni impopolari.
I fatti dicono che stranamente nell'approssimarsi del DPCM cambiano i numeri delle intensive in Calabria e si riscontra un improvviso (miracoloso secondo alcune fonti!) calo del tasso di positività in Lombardia e Toscana.
Rassegnamoci, l'andamento dei numeri, di questi numeri incongrui, disomogenei, disallineati sarà legato a filo doppio da una parte a Confindustria, dall'altra a Confcommercio o comunque al potere delle diverse parti che generano consenso per i rispettivi Governatori e di conseguenza per cicciolino cicisbeo.
Perché questa è oggi la politica.
 
ps

da non perder di vista in tutto ciò il surrealismo comico di questo governo, ultima gag quella del Ministro dell'Ambiente Costa che a proposito dell'ennesima debacle informatica del click day sul bonus bicicletta ha dichiarato 'Non lasceremo indietro nessuno'!


Foto di M W da Pixabay