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Strage di diritto

Mentre il governo Conte non trova il tempo di intervenire sui decreti sicurezza emanati dal precedente esecutivo Conte 1, lega e 5 stelle, mentre il ministro della Giustizia non trova il tempo per intervenire sulle carceri a salvaguardia di detenuti e operatori in periodo di pandemia e, per inciso, non ritiene di dover rispondere su quanto accaduto, su quanti detenuti siano morti e come, spunta improvviso, ma certo non inatteso, il decreto di Bonafede contro quelle che lui stesso definisce scarcerazioni facili dei boss.

Per non apparire di parte, prima di tutto un ironico grazie di cuore all'Espresso e a Repubblica, organi di stampa schierati nell'area cosiddetta di centro sinistra,  per aver dato il via al solito immondo e immotivato processo mediatico sulla concessione degli arresti domiciliari a  Bonura.
Un detenuto che ha subito un cancro al colon, operato d'urgenza, sottoposto a chemioterapia, i cui recenti marker tumorali avevano registrato un'allarmante impennata, un uomo di 78 anni, condannato a 18 anni e 8 mesi a cui restano da scontare meno di 9 mesi.
Un accanimento da sciacalli che nulla ha a che vedere con la giustizia.

Ed ecco l'ineffabile Bonafede, quello della sospensione della prescrizione, atto definito da altri 'il frutto di menti che continuano a produrre pensieri disarticolati e poco vicini al diritto, evidentemente espressivi della poca conoscenza dei principi di base del nostro ordinamento giuridico, soprattutto della materia penale e, di conseguenza, costituzionale'.

Bonafede, quello che afferma «Cosa c’entrano gli innocenti che finiscono in carcere? Gli innocenti non finiscono in carcere». Beata ignoranza...

Bonafede quello che ignora cosa sia il procedimento per la riparazione per l’ingiusta detenzione e afferma «… sono il ministro che più di tutti ha attivato gli ispettori del ministero per andare a verificare i casi di ingiusta detenzione …». Beata competenza...

Fofò che davanti alla polizia penitenziaria afferma «quando si fa la facoltà di giurisprudenza hai plasticamente in mente un percorso della giustizia e questo percorso inizia con le indagini, prosegue nel processo e si conclude con la condanna». Beato giustizialismo...

Un avvocato -toh, un altro nello stesso governo- che a quanto pare ignora molti principi giuridici.

E ieri un nuovo rigurgito populismo giustizialista, purtroppo ancora una volta supportato dagli alleati Pd, renziani e Articolo 1-MDP, con cui vengono confusi, sovrapposti e mescolati ruoli diversi.

I magistrati di sorveglianza, sia per i delitti più gravi, sia per i detenuti che si trovano ristretti al 41-bis, il carcere duro per i mafiosi, dovranno obbligatoriamente chiedere il via libera ai magistrati della procura della città dove è stata emessa la sentenza. In particolare per quelli al 41-bis sarà necessario anche il parere della Procura nazionale antimafia.

Da oggi la Magistratura di sorveglianza è sottoposta al commissariamento della magistratura inquirente, con le Procure che estendono la loro giurisdizione anche sull'esecuzione della pena.
Bonafede sottoponendo le decisioni della magistratura di sorveglianza al parere di altri organi giurisdizionali e di fatto ne compromette autonomia e indipendenza.
Persino nel CSM sono stai sottolineati «toni violenti che rischiano di alimentare una campagna di delegittimazione verso la magistratura di sorveglianza, impegnata nel fronteggiare l'emergenza sanitaria che interessa carceri sovraffollati, valutando le istanze dei detenuti che chiedono tutela del diritto alla salute».

Infine, sempre nello stesso decreto, Fefè ha imposto un nuovo vice capo del Dap, «un magistrato di grande valore, da sempre in prima linea contro la mafia», e cioè l'ex pm di Palermo Roberto Tartaglia.
Tanti segni, tutti in una sola direzione.

Ma questo governo va difeso, dicono....