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Covid-19: morte in solitudine

Pochi ne parlano, e quando ne parlano vengono descritti come 'persone anziane affette da altre patologie decedute' non per il Covid-19 ma con il Covid-19...

Paradossalmente, citando Burioni, se sei diabetico, iperteso e cardiopatico e rimani vittima di una pallottola vagante sarai ricordato come morto anche per un colpo d'arma da fuoco!

Ma a parte questo aspetto di minimalizzazione, forse necessario a questa società debole e incapace di metabolizzare qualsiasi aspetto di crisi che sia conseguenza diretta dei propri comportamenti, nessuno presta attenzione al come queste persone arrivino alla morte, al come i loro cari, famigliari, affetti e amici siano costretti a subire la perdita, il lutto.

Qualche giorno fa è circolata, pochissimo, senza esser troppo notata, la lettera di una donna che racconta la morte del suocero. Da leggere.

'Che sia morto solo, senza un abbraccio, con dei Ghostbusters intorno, fa male alla pancia' dice Michela.

Era solo.
Probabilmente sapeva di star per morire ma gli è stato negato l'ultimo abbraccio, gli è stato negato di tenere la mano del figlio prima di chiudere gli occhi per sempre.
Intendiamoci, non è una critica al sistema sanitario o al personale medico, anzi.
E' necessario che sia così.

Ma non posso fare a meno di riflettere sul destino di queste persone, costrette a vivere la malattia in isolamento, separati dai loro affetti, percorrendo piano piano, giorno per giorno, ora per ora la strada verso la fine, consapevolmente e irrimediabilmente da soli. La morte civile e affettiva in attesa della morte.

Lo so, la morte spesso non da' la possibilità di accomiatarsi, non c'è nulla di giusto nella morte, mai.
Lo so, anche salutare un proprio caro che sta morendo non allevia il dolore, per quanto ci si prepari non si è mai pronti alla morte.

Chi muore di Covid-10 muore in solitudine, senza saluti, senza alternativa.

Già, io sono fortunato, non ho più genitori anziani per cui temere, ma se penso a chi trema per i propri nonni o genitori o cari a rischio e contemporaneamente osservo la gente accalcarsi al bar la mattina (visto questa mattina, 11 marzo a Roma...), o quelli che non rinunciano all'aperitivo perché 'tanto il corona virus non colpisce i giovani', o leggo di persone mature che esaltano il poter girare la città deserta in macchina (con tanto di condivisione pecoreccia del post), beh un conato di odio sociale confesso mi si forma in gola!

Ma d'altronde sarebbe bastato leggere i commenti in calce alla lettera di Michela...


foto di Aristóteles Sandoval