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Reddito di cittadinanza: declinazione di destra di una tematica di sinistra

Il massimo livello di espressione della realtà del Movimento 5 stelle è stata, purtroppo, la realizzazione della misura denominata “Reddito di cittadinanza”.

E in molti, troppi, continuano a leggere in questo provvedimento l’anima di sinistra di una parte del Movimento, equivocando ingenuamente tra titolo e contenuto.

Conducendo un’analisi serena  rileviamo immediatamente la confusione politica di fondo che ha prodotto l’intersecazione di due piani diversi che avrebbero dovuto essere oggetto di interventi distinti e separati: il sostegno alle fasce economicamente più deboli e il mercato del lavoro. L’origine di questo abominio è certamente da individuare nell’assenza di un’idealità e di un progetto politico sensato e compiuto, che produce l’incapacità di gestire gli inevitabili attacchi politici delle controparti, ecco quindi che la risposta a coloro che vedono nel reddito di cittadinanza il sostegno agli ‘aficionados del divano’ è stata l’ibridazione con l’obbligo di accettazione della fantomatica proposta di lavoro proveniente dalle fantomatiche strutture (inesistenti oggi, dequalificate domani).

Ad esser cinici si potrebbe dire poco male, lavoro non c’è ne è, le strutture che dovrebbero facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro sono effimere, ma almeno intanto viene fornito un sostegno certo e sicuro a chi ne ha maggiormente bisogno, a chi ne ha diritto.

Ed ecco che emerge l’evidente drammatica declinazione di destra: il reddito di cittadinanza non è un diritto, viene definito in primis nei provvedimenti di legge quale beneficio concesso a tempo determinato e –soprattutto- commisuratamente alle risorse messe a bilancio.
E’ il ‘sovrano’, il buon governo del cambiamento che concede, e non concede quanto sarebbe necessario a garantire una vita degna, ma bensì una frazione proporzionale della microfettina che al tavolo dei governanti si è deciso di elargire.

Tutto ciò aiuterà pochi per poco tempo e in maniera insufficiente, potrà essere minimizzato in qualsiasi momento, non avrà alcun esito sul mercato del lavoro, azzererà le minime possibilità di procedere all’ampliamento e miglioramento dell’assolutamente insufficiente reddito di inclusione (ovviamente cancellato), e soprattutto armerà tutta quella parte della politica che ritiene non necessario intervenire a sostegno delle aree di povertà, affossando per molti anni la futura possibilità di intervenire rendendo il reddito di cittadinanza un diritto indiscutibile.

La destra ringrazia!