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Riforma del mercato del lavoro e articolo 18, occasione persa per la sinistra

Che la riforma del mercato del lavoro sia una necessità sembra oramai esser chiaro a tutti, quale sia lo stato attuale del mercato del lavoro, al contrario, sembra esser nebuloso soprattutto agli occhi di una sinistra legata a vecchie bandiere, incapace di operare nel presente e farsi carico delle reali problematiche attuali.
Dalla fine degli anni 70 ad oggi il mercato del lavoro si è totalmente spostato dal lavoro dipendente a quello autonomo, part time, a collaborazione.
E non era difficile capirlo, qualcuno ricorda Dall'operaio massa all'operaio sociale, di un certo Toni Negri? C'eran già tutte le premesse di analisi per comprendere l'evoluzione del sistema capitalistico.
Da oltre ventanni le aziende, private e anche pubbliche, operano sul piano dell'esternalizzazione, ovvero non assumo ma dismettono, affidando interi comparti a società esterne, meglio se cooperative, saltando a piè pari il 'problema' del licenziamento, basta non rinnovare il contratto all'azienda a cui si son affidati i compiti esternalizzati, oppure, meglio ancora, operare su gare al ribasso per risparmiare sui costi.
Da un lato quindi forzatura dei rapporti di lavoro a collaborazione, a progetto, dall'altro esternalizzazione.
E dove questo non è possibile, la Fiat di Marchionne ha aperto un'altra strada, la new company, che rileva la fabbrica dalla precedente titolare e 'riassume' a contratti capestro variati, chi non ci sta è fuori, senza nessun diritto.
Fare oggi dell'articolo 18 una bandiera senza vedere tutto questo è un esempio di cecità politica e sociale inaudito, serve solo a alimentare i dibattiti dei salotti della sinistra  intellettuale, allontanadola sempre più dalla realtà di un paese in cui il problema reale è la tutela di sempre maggiori strati di potenziali disoccupati o sottooccupati o stritolati nelle 'false' partite iva.
Lo Statuto dei lavoratori è stata una conquista fondamentale quando il lavoro dipendente rappresentava la stragrande maggioranza, oggi bisogna avere il coraggio di adeguarlo a uno scenario profondamente diverso, fermo restando le parti che tutelano contro qualsiasi discriminazione per sesso, razza, religione o quant'altro.

Oggi occorre intervenire  a favore soprattutto di coloro che vengono espulsi dal ciclo di lavoro e si trovano dequalificati, privi di ammortizzatori sociali, catapultati in un mercato in cui non trovano occupazione i giovani qualificati, figuriamoci uomini e donne di mezza età....

Oggi occorre intervenire  a favore di coloro che per lavorare sottopagati, per brevi periodi, senza un futuro, aprono le partite iva fasulle, e diventano corpo sociale orbitante nell'area di chi, come la destra populista italiana, offre loro illusori vantaggi immediati favorendo l'elusione fiscale e condonando a raffica.

Oggi occorre intervenire a favore di coloro che licenziati son stati costretti a costituirsi in cooperative per far le stesse cose di prima a metà paga e al doppio dell'orario.

Ben venga una riforma anche dell'articolo 18 se prende atto della situazione mutata e viene affiancata dalle tutele che si possono e si devono offrire a chi vive il tempo del presente.

Non è difendendo una bandiera che si costruisce un futuro migliore, si rischia solo che nel frattempo il futuro sia presente mentre si ricorda il passato.