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La gogna e la giustizia

Il caso di Ciro Grillo, la caduta della funivia del Mottarone, la scomparsa di Saman, tre crimini che hanno riempito tanto le pagine dei giornali quanto le dichiarazioni di esponenti politici di ogni schieramento di presunti colpevoli già condannati. Tre episodi legati dal senso di orrore suscitato nell'opinione pubblica.
E la classe politica, per l'intero arco costituzionale, ha reagito nella peggior tradizione populistica cavalcando gli istinti più deteriori scatenatisi nell'immaginario collettivo.

I processi mediatici, la gogna come strumento di campagna elettorale (citazione...), gli imputati direttamente condannati, tutto già tristemente visto e rivisto.

Enzo Tortora raccontava sulla sua pelle questo tremendo meccanismo già 34 anni fa... da rivedere, sempre.


Ciro Grillo e i suoi compagni di merenda, grazie all'improvvido video del padre 'elevato', sono stati condannati per 'motivi politici'.
Fermo restando che la sottocultura di certi frequentatori del Billionaire è terreno fertile per episodi di disprezzo, stupro  e violenza sessuale quale le accuse elevate (queste sì) sarà un processo a stabilire le loro reali responsabilità penali per quanto riguarda la  giustizia umana.
Fino ad allora, piaccia o no, sono innocenti sottoposti a giudizio.

Le 14 vittime della caduta della cabina sulla funivia del Mottarone pesano come responsabilità indiscutibile su chi ha determinato quella situazione con decisioni e colpevoli silenzi, non vi è dubbio. Ma non è buttando la chiave delle celle degli indagati che si esercita giustizia.
'Dovete essere felici di vivere in uno Stato dove il sistema fa giustizia o è una garanzia e invece sembra che non siate felici' ha detto il GIP Donatella Banci Buonamici.
E cosa è accaduto dopo la scarcerazione di imputati che non avevano alcun modo di ripetere l'atto criminale loro imputato e potevano tranquillamente esser controllati al fine di prevenire una eventuale fuga?
Il presidente del Tribunale di Verbania, Luigi Maria Montefusco, ha riassegnato il procedimento al gip Elena Ceriotti, 'titolare per tabella del ruolo' che era stato assunto dal presidente dell'ufficio Gip Donatella Banci Buonamici come supplente per la convalida del fermo in quanto la collega era assente.
Viene in mente una famosa frase di Andreotti...
Aggiungo una mia personale piccola osservazione: perché il giudizio popolar politico mediatico afferma senza incertezza la condanna del silenzio di chi, dirigente, sapeva e non aveva né denunciato né si era opposto ma non altrettanto condanna chi, dipendente, analogamente sapeva e analogamente ha taciuto?
Come fa il Pubblico ministero -elevato a star televisiva- ad affermare che la cabina precipitata e la fune traente sono state 'adeguatamente cautelate' e, pertanto, 'non si trovano esposte agli agenti atmosferici' quando quotidianamente vengono pubblicate foto dei fiori depositati in memoria sulla cabina?
Ma sarà un processo a stabilire le reali responsabilità penali per quanto riguarda la giustizia umana.
Fino ad allora, piaccia o no, anche questi imputati sono innocenti sottoposti a giudizio.

Sul caso di Saman, la ragazza pakistana scomparsa, addirittura leggiamo e vediamo video in cui presunti omicidi vengono descritti come nell'atto di scavare la fossa in cui seppellire il cadavere.
In realtà, al momento, si tratta di un omicidio virtuale, un caso in cui manca il corpo della vittima, una qualsiasi prova oggettiva o una confessione.
Fermo restando che la sottocultura degli estremismi religiosi (non solo quelli più lontani da noi) produce sempre fantasmi e morti, anche in questo caso sarà un processo a stabilire le reali responsabilità penali per quanto riguarda la giustizia umana.
Fino ad allora, piaccia o no, gli indagati anche se musulmani sono innocenti sottoposti a giudizio.

Gli stessi giustizialisti si sono altresì ritrovati uniti nell'indignazione per la liberazione di Giovanni Brusca, avvenuta sulla base di una legge, quella sui pentiti, dagli stessi fortemente voluta.
Pentiti di aver legiferato sui pentiti...

E per concludere questo quadro 'deprimente' riprendo le parole dell'Associazione Nessuno tocchi Caino in merito all'operazione portata a termine dalla Dda reggina diretta da Giovanni Bombardieri, contro i clan di Taurianova, l'operazione 'Spes contra spem' . Una definizione scelta perché il presunto capo della cosca, negli ultimi anni, dopo essere uscito a fine pena, ha partecipato a iniziative contro la pena senza speranza, l'ergastolo ostativo, rendendo la sua testimonianza di uomo cambiato e reinserito.
'In realtà la battuta di spirito tradisce un pregiudizio: che l'unico criterio di valutazione del cambiamento di un condannato per mafia sia la sua collaborazione con la giustizia'.

Serve altro per andare a firmare i referendum sulla Giustizia?


Foto di Andrea