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Orizzonti post Covid, prospettive

Cosa succederà dopo l'ondata Covid19?

Qualcuno se lo domanda da tempo, qualcuno, pur avendo responsabilità di governo, non avendo la benché minima idea, nomina comitati di esperti, task force, coordinatori degli uni e degli altri, cooordinatori dei coordinatori in una spirale di creazione di posti di lavoro mai vista prima in questo paese.

Esaurita rapidamente la facile ironia, proviamo ad esaminare la vicenda da un punto di vista altro, ovvero facciamo finta che chi governa sia consapevole del proprio ruolo e trovi modo di adempiere alle sue funzioni. Ovviamente il come lo farà non è certo indifferente, anzi, sarà fondamentale anche nell'analisi e nella previsione dei comportamenti sociali che ne conseguiranno. Ma, esiste un ma, enorme che incombe come un macigno.

Questa crisi è diversa dalle precedenti in quanto, almeno nel suo nascere, non è stata voluta o ricercata. O forse non lo è stata per la maggior parte delle forze in campo.
Senza voler per forza utilizzare strumenti di analisi antichi mi pare di poter affermare con una certa sicurezza che sul piano economico -inteso in senso molto amplio- abbiamo in campo tre giganti figli dello stesso padre:

il capitalismo occidentale (sostanzialmente statunitense), di tipo privato e di ispirazione liberaldemocratica

il capitalismo cinese, di tipo statale, centralizzato e seppur di origine socialista di ispirazione dittatoriale

il capitalisimo sovietico, di tipo oligarchico, in mano  apochi e strettamente legato al sistema politico.

La prima anomalia evidente è l'assenza di un attore europeo. Noi, come europei siamo privi anche di un'identità di assetto economico e  ci muoviamo, al momento, sotto l'ombrello americano dipendendone in termini comportamentali quasi del tutto.

L'irruzione di Covid ha smosso brutalmente gli equilibri fra questi tre elementi ed è ora in corso la 'guerra economica' che deve ridefinirne appunto rapporti di forza, equilibri e posizioni.

La concomitanza di questo evento con la presidenza Trump conduce a una guerra in cui anche l'attore occidentale viene guidato da un capo assoluto molto più simile e vicino, come assetto decisionale, agli altri due antagonisti di quanto lo sarebbe stato un ipotetico presidente in stile Bernie Sanders.

In questo macro quadro, decisamente appena tratteggiato e di conseguenza molto suscettibile di variazioni e gradualizzazioni, ci siamo noi, piccoli esseri umani, talvolta cittadini, talvolta 'operai', talvolta 'merce'.

Lo sconquasso determinato da Covid nella realtà è molto meno incisivo di quanto appaia, tutti i sistemi capitalistici si sono sempre nutriti di conflitto e questa crisi come tutte le altre verrà piegata, modellata e utilizzata per una ridefinizione di modello senza traumi o interruzioni.

Dove invece gli effetti di Covid rischiano di essere determinanti è il piano della composizione sociale e della conseguente capacità di resistere alle peggiori spinte delle anime più nere che permeano e si intrecciano all'interno tre grandi attori.

La crisi sanitaria ha già determinato la crisi economica, ovunque. Producendo come naturale risposte diverse e non sempre ancora ben definite. Almeno non ovunque.

Il sistema cinese, il più centralizzato, e quello che forse, e sottolineo forse, potrebbe aver utilizzato questa situazione anche nel tentativo di modificare degli equilibri precedenti, è quello che ha avuto le minori difficoltà, potendo disporre in primis del monopolio delle informazioni, governando quindi pienamente il flusso di notizie verso l'esterno, sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista delle conseguenze economiche, e -soprattutto- potendo disporre della 'movimentazione forza lavoro' senza troppi intoppi.
Prova ne siano le diverse voci e testimonianze di vere e proprie deportazioni di diverse etnie da un territorio all'altro.
E dunque purtroppo da quella parte del mondo non traspare nessuna modificazione della composizione sociale e della capacità/volontà di reazione e partecipazione a un ipotetico anelito di cambiamento.

L'effetto terra bruciata provocato dalla repressione selvaggia attuata nel dopo Tienanmen  permane. Anche le onde che sembravano nascere dalle proteste di Hong Kong sono attualmente coperte e 'irrilevanti'.

Il sistema statunitense invece al momento sembra reagire in maniera non omogenea nonostante tutti i tentativi del suo conductor Trump, Anche se i numeri della disoccupazione potrebbero travolgere lo status quo trumpiano, la domanda è riuscirà il grande intervento statale e la spregiudicatezza presidenziale a superare questa fase? La mia impressione è che al di là di talune contingenze e apparenti scontri non componibili, il livello di intersecazione delle due economie, cinese e statunitense, e la convergenza di interessi dei due sistemi (senza dimenticare la quantità di debito occidentale in mano cinese...) protrarrà la messa in scena della guerra guerreggiata che nel concreto sottointende una condivisione di modelli di governo dell'economia mondiale.

La Russia sembra oggi l'attore meno coinvolto, o quantomeno quello con meno possibilità di, come si dice, tenere il pallino in mano. Putin aveva, ed ha, puntato molto sullo scenario mediorientale, quadrante esplosivo e al centro degli equilibri mondiali fino all'irruzione dell'emergenza sanitaria.
Oggi non è certo protagonista, ma ritornerà ad esserlo presto. Il petrolio rimarrà  a lungo una delle monete più pesanti.

Poco trapela di quanto accada in realtà in Russia, ma in questo caso qualcosa sembra muoversi a livello sociale, di espressione di malcontento...

Infine ci siamo noi, l'Europa, l'Italia. Un'Europa profondamente indebolita dalla rottura britannica che -se poco ha inciso per ora negli equilibri economici continentali- molto lo ha fatto in quelli politici di rapporto con gli USA.

L'Europa che non sa reagire, che lancia pochi e deboli segnali del tutto contrastanti, rischia di essere più che mai terra di conquista per i tre giganti.
E come spesso accade, l'Italia pare essere il terreno privilegiato su ci si sperimentano le prime spedizioni di conquista.

Una classe politica confusa ed incapace di avere riferimenti, temporali, comportamentali, di modello, una classe dirigente, maggioranza e opposizione che sia, senza orizzonte, senza strategia balla tra la fascinazione di un modello o dell'altro.

Infine, ultimo anello, ci siamo noi. Cittadini? Operai? Quadri? Pedine? Nuovi poveri?

Covid 19 ha pesantemente approfondito il solco preesistente tra quella parte di cittadini esclusi, economicamente ma prima di tutto cognitivamente -e di conseguenza politicamente- e il resto della società. Gli ultimi sono ancora più ultimi.

E coloro che si erano illusi di essere considerati con la scellerata legge cd reddito di cittadinanza rischiano di trovarsi con un pugno di mosche in assenza della codifica di diritti.
Una fotografia di questo è nitida negli effetti della cosiddetta didattica a distanza: i più deboli sono i più emarginati, i più esclusi, la scuola non è più il cd ascensore sociale  ma sempre maggiormente traccia le linee di discrimine e confine fin dalla definizione del futuro dei piccoli.

Ma non solo: sociologicamente forse il danno maggiore è l'incidenza di questa crisi economica conseguente al Covid sulle cosiddette classi medie, o almeno coloro che ritenevano di appartenervi.

Il grande disegno berlusconiano era il convincere ognuno ad essere l'imprenditore di se stesso. Disegno culturalmente passato, basterebbe leggere l'orgoglio e la gioia di molti nell'essere le famose 'partite iva'.

Ebbene la stragrande maggioranza di questa classe media fiera di essere l'imprenditore di se stesso uscirà da questa crisi con le ossa rotte, senza orizzonti e con la sola possibilità di riciclarsi all'interno del mercato di lavoro a condizioni sempre più disperate e non garantite.

L'incognita di  questa crisi è quindi dovuta all'effetto devastante sulla nostrana middle class?

Non possiamo saperlo ora, certo è che la miscela in preparazione potrebbe preludere a un rimescolarsi di carte non indifferente.

Nessun orizzonte rivoluzionario, sia chiaro, i grandi padroni del mondo ne usciranno nell'immediato rafforzati, la scommessa semmai è nel come e quanto possano formarsi agglomerati sociali che riscoprano il gusto del cercare un orizzonte nuovo, un  orizzonte possibile, magari iniziando a riflettere sul precario equilibrio uomo natura, a partire dal modo di cibarsi, dal modo di produrre, dal modo di consumare...

Occorre impegnarsi nel campo dell'informazione, nel campo della conoscenza. Solo chi conosce può coscientemente decidere e conseguentemente agire per il proprio e altrui futuro.