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Open Arms, responsabilità politiche, morali e penali

Regolare, ben più delle stagioni atmosferiche, ancora una volta la magistratura irrompe sull'arena politica con il rinvio a giudizio del senatore Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio, per “aver tenuto in mezzo al mare, per sei giorni, 147 migranti salvati dall’Ong Open Arms, nell’agosto 2019”.
Diverse Procure e diverse valutazioni, Catania e Palermo, Gregoretti e Open Arms...
Nel mezzo galleggiano gli allora componenti del Governo, il cosiddetto Conte 1, quello presieduto appunto da Giuseppe Conte, allora sorridente sostenitore dei Decreti sicurezza, alla cui destra -pardon, sinistra- sedeva Luigi Di Maio, allora sostenitore della teoria dei 'taxi del mare'.
Il Governo in cui Danilo Toninelli a maggio 2019 orgogliosamente affermava 'Io gestisco la parte della sicurezza, della navigazione fino all'attracco. Salvini gestisce la parte dell'ordine pubblico. Fino ad oggi abbiamo diminuito gli sbarchi con Salvini insieme al sottoscritto e al presidente Conte'.
Questo non è certo un endorsement  alla linea difensiva del senatore leghista, la questione singola penale poco importa, le considerazioni sono semplicemente due.
La prima è che vi fu in quegli anni una chiara scelta dell'intero governo sulle politiche dell'immigrazione, e se penalmente potrebbero esserci responsabilità diverse, moralmente, eticamente e politicamente  il giudizio non muta.
E senza dimenticare che questo immondo  percorso trae radice nelle precedenti azioni del ministro degli Interni Minniti e ancora oggi si nutre della realpolitik dell'attuale esecutivo.
La seconda è l'innegabile ciambella si salvataggio che viene donata al senatore in questione proprio nel momento in cui ha la maggior necessità di caratterizzarsi come 'opposizione' all'interno della maggioranza di governo.
Il rischio della scelta di partecipazione al governo Draghi era quello di esser omologato agli altri partiti, questo rinvio a giudizio è l'occasione perfetta per riappropriarsi del ruolo di difensore della nazione.
La recitazione della commedia dell'arte ha le sue parti ben definite, ognuno sta sul palcoscenico nel suo ruolo, gli spettatori invece possono sempre scegliere il come partecipare.
Applaudire al rinvio a giudizio soddisfa un intimo legittimo desiderio di chi crede nei valori umani, ma conduce anche all'esaltare la presenza di un attore protagonista di cui in molti faremmo volentieri a meno.
E nel frattempo sarebbe necessario riflettere sulle figure camaleontiche che si propongono come leader dello schieramento riformista.
O forse ridiscutere il concetto di schieramento riformista...