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Caro Fazio


ho atteso che si posasse il polverone mediatico libratosi nell'aria nel post Brunetta per poter dire la mia senza entrare a far parte involontaria di una strumentalizzazione reciproca oramai frusta e stantia.
Ho sorriso del tuo evidente imbarazzo a fronte del grossolano intervento del moralizzatore Brunetta, ho sorriso nel vedere come a volte sparare nel mucchio renda facile scoprire i nervi tesi della controparte.
Ci son diversi piani su cui vorrei dire la mia.
Parto dal piano alto, pur consapevole che a volar troppo in alto si rischia di cadere e farsi male.
Io penso, io credo, che debba esistere un'etica conseguente ai propri ideali, e in tal senso ritengo inaccettabile qualsiasi giustificazionismo a fronte di cifre dell'ordine di cui avete discusso, siano esse le più alte o le più basse ipotizzate. Per me, e ritengo per chiunque abbia in mente un qualsiasi orizzonte di equità sociale, è inaccettabile, è indegno, è immorale che possa anche solo esistere la possibilità che chiunque possa percepire somme di tale ordine di grandezza. E lo dico anche ipotizzando (ironicamente ovvio, so bene che non esiste questa possibilità) che il percettore destini la quasi totalità della mercede a scopi benefici.
Attenzione, non sto dicendo che un uomo di sinstra debba vivere francescanamente (e parlo dell'uomo di Assisi, non di quello attuale di oltretevere), nella povertà e nel sacrificio, e nenache che l'uomo di sinistra debba vivere privo del superfluo, del vano, del vacuo e di tutto ciò che crea piacere all'essere umano. L'etica del scarificio non mi appartiene, la vita è fatta, per tutti, anche di bellezza, leggerezza, piacere.
E non mi parlare di mercato, di innocenza dovuta allo status della società attuale: il mercato lo fai anche tu, chiunque vende la propia prestazione professionale partecipa alla formazione dei costi generali, nessuno è soggetto passivo, fingere di esserlo per godere dei maggiori benefici è alquanto ipocrita e moralmente pari al comportamento di chi sfrutta e specula.
Volando più basso, permettimi di contestare anche l'affermazione secondo cui la trasmissione per cui percepisci quel compenso si autofinanzia, fa guadagnare l'azienda e quindi è giusto che venga pagata secondo quei parametri.
Il costo di una trasmissione non può esser isolato al bilancio della stessa, la messa in onda di un qualsiasi format, giornalisitico, reality, di spettacolo, sportivo etc etc comporta l'esistenzza dell'azienda stessa, quindi tutti i costi strutturali per il mantenimento e la vita dell'azienda andrebbero quantificati e ripartiti, magari per costo / ora di esistenza strutturale dell'azienda,  spalmati 'a debito' sulle diverse trasmissioni, non credi? O forse questi costi è più comodo caricarli tutti sul canone di abbonamento che grava sulle spalle dei cittadini?
E poi, tu che hai fatto dell'aziendalismo una delle bandiere del tuo fare televisione, non dovresti avere e dimostrare uno spirito di corpo? Non dovresti esser orgoglioso di produrre una trasmissione che, anziché andare a costo zero, produca utili che l'azienda possa reinvestire in trasmissioni magari più informative, più culturali, più di approfondimento, che notoriamente non hanno l'appeal pubblicitario che ha il tuo modo di far televisione?
Troppe contraddizioni caro Fazio, troppo facile aver come interlocutore chi attacca a testa bassa sparando nel mucchio con il solo obiettivo di far demagogia.
E se la normativa attuale prevede il segreto sul tuo compenso, esiste una forma di lotta politica chiamata disobbedienza civile sai?
Riporto da Wikipedia:
"L'obiettivo di chi attua questa strategia di lotta è quello di evidenziare, mediante la propria disobbedienza, l'ingiustizia, a suo avviso palese, della norma di legge e le conseguenze che essa comporta. In seguito a un atto di disobbedienza civile, come per ogni violazione di legge, segue il relativo accertamento in sede penale; nell'ambito del processo, gli esponenti di questo tipo di lotta possono perciò proseguire la propria azione politica, denunciando pubblicamente i motivi per cui ritengono errata la legge che contestano."
Conoscendo le tue idee, o almeno quelle che proclami, chiudo il mio breve intervento, facendoti -a proposito di disobbedienza civile- solo un nome, Don Lorenzo Milani.